DAL TELESCOPIO AL MONDO – TESTO CRITICO

cameramanCome guardiamo le cose.
L’universo. Prima era il caos.
L’universo oggi. Non va molto meglio.
L’universo andrà così ? Potrebbe andare? Che ne dite?
Ho chiesto a Giorgia Garzilli detta Mumi, ad Antonio Montano e ad Andrew Mezvinsky di darmi una loro interpretazione dell’universo, zoommandolo a seconda delle loro attitudini personali da molto vicino o da molto lontano.
Ne sono scaturite tre diverse rappresentazioni artistiche che qui di seguito spieghiamo nella storia e nelle tecniche usate da ogni singolo artista.

ANDREW MEZVINSKY – Philadelphia, 1982
Andrew Mezvinsky parte dalle sue lontane origini di giovane teen ager. Prestissimo praticante di Joe Biden, vicepresidente U.S.A. Giramondo, per oriente, medio oriente e occidente. Ma ha a cuore sopratutto il medio oriente e l’occidente, quest’ultimo dove è nato, è vissuto e vive.
Ora lo si ritrova tra New York e Vienna, le due città del lungo tirocinio artistico. La sua arte riflette un passato di duro lavorio artigianale ed intellettuale, con lo sposalizio di tecniche raffinate e matematiche intrise di un’innata ironia personale; miscela di cuore ed anima. Nel più profondo ricordi personali mai rimossi e letture profonde. Primo Levi, in particolare: “Ist das ein Mensch”? E’ questo un uomo? Riaffiora la trimillenaria domanda: “Che cosa è mai l’uomo perché di lui te ne ricordi? … L’uomo è come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa”, sì la Scrittura. Dunque anche l’effimero che trasluce in parabole del sapore di Primo Levi. Alta matematica, logica e filosofia, e niente meno che la Sezione Aurea, meticolosamente presente nella irrazionalità sfuggente della sua arte.
ANTONIO MONTANO – Acerra, 1965
Con stile molecolare abbiamo la rappresentazione del mondo visto dalla stratosfera. Brulichio di cose e di esseri. Tutta la natura. È spontaneo nel vederli riflettere sulle rappresentazioni di questi esseri perché esseri sono quelli che brulicano visti al microscopio. Nello stesso tempo mentre vengono rappresentati questi macro corpi ci si rende conto che stiamo guardando delle carte geografiche anch’esse viventi. Si mescolano la fotografia oggettiva dei luoghi e le immagini come si riproducono nei nostri occhi, nel nostro sguardo. L’artista permette che la sua arte venga interpretata non come un fatto puramente oggettivo ma soggettivamente da noi che vediamo.

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